TIPOLOGIA
DELLE ROCCE
Valga
la seguente casistica delle rocce (di cui, a seguire, si riprenderanno e
approfondiranno alcuni aspetti). In genere, le rocce sono composte o da un solo
minerale (rocce omogenee, per esempio, i calcari costituiti dal solo carbonato
di calcio, o calcite, CaCO3) o da più minerali (rocce eterogenee, la
maggioranza); per classificarle s’usa solitamente il criterio delle modalità
con cui si sono formate o assemblate (litogenesi, o petrogenesi). Alcune rocce,
infatti, cristallizzano a partire da una massa di minerali fusi che proviene
dall’interno della Terra (oltre ai gas, la natura della miscela è prevalentemente
silicatica, cioè contenente silicio e ossigeno associati ad altri elementi,
quali alluminio, ferro, manganese, magnesio, calcio etc.) e sono dette ignee; se i minerali fusi si fermano prima di
risalire in superfice prendono il nome di magma, e si parla di litogenesi magmatica;
se invece fuoriescono in superficie prendono il nome di lava, e si parla di
litogenesi lavica); nel primo caso il magma si raffredda tra le rocce
incassanti che l’accolgono nelle profondità della Terra e le rocce ignee sono
dette intrusive (o plutoniche) e, poiché il raffreddamento è lento, sono
composte di cristalli a grana grossa, di dimensioni apprezzabili, per esempio,
il granito, il tipo più comune, presente nelle croste continentali (v. infra) è una roccia ignea intrusiva,
come le dioriti, i gabbri e le peridotiti; nel secondo caso, quando le rocce fuse
fuoriescono invece alla superficie, in modo eruttivo o non eruttivo, e perdono
le componenti gassose a causa della diminuzione della pressione, cioè si
presentano sotto forma di lava con un’uscita detta a giorno, sia subaerea,
ossia sulla crosta terrestre, o subacquea, sui fondali marini (con una
temperatura tra gli 800 e i 1200 °C), il raffreddamento è più rapido e le rocce
ignee sono a grana fine (addirittura, causa l’alta viscosità, allo stato
vetroso) e sono dette vulcaniche (modalità eruttiva) o effusive (modalità non
eruttiva), per esempio, l’ossidiana o il basalto, il tipo più conosciuto,
presente nei fondali oceanici e che solidifica in prossimità delle dorsali (v. infra), ma anche le rioliti e le
andesiti sono rocce ignee effusive (e la pómice, affine al basalto, è poi l’unica
roccia in grado di galleggiare sull’acqua). Altre rocce sono dette sedimentarie
(queste ricoprono la litosfera per ca. l’80%, ma il loro volume non supera 1/20
di quello della crosta nel suo insieme), questo se si sono invece formate
grazie all’accumulo per sedimentazione e alla compattazione e cementazione dei
detriti, o diàgenesi dati dalla disgregazione esogena di rocce preesistenti (detriti,
o clasti, che potranno rimanere in loco o essere trasportati e disseminati),
per esempio, le areniti (cioè le sabbie d’origine fluviale) e le argille sono
rocce sedimentarie clastiche; oppure i frammenti derivano dalla sedimentazione
di gusci o scheletri d’organismi, vegetali o animali, una volta viventi, e
queste rocce sedimentarie sono dette organogene, e ne sono esempio calcari,
diatomiti, ligniti, asfalti, bitumi e petrolio. Per inciso, con diagenesi
s’intende l’insieme dei processi di trasformazione fisico-chimica
(costipazione, cementazione, dissoluzione e ricristallizzazione) che i
sedimenti subiscono in un decorso temporale, sia da parte dell’agente di
sedimentazione, generalmente l’acqua, sia per azione di carico da parte dei
sedimenti sovrastanti, oppure per scambi chimici in profondità legati alla
presenza di acque interstiziali, ciò che permette di passare da un iniziale
stato incoerente a una compattezza simile a pietra, o litoide; per esempio, è
così che dalle sabbie si formano le arenarie, dalle ghiaie i conglomerati, dall’argilla
l’argillite o dalle ceneri e dai lapilli vulcanici i tufi. Altre rocce derivano
da un processo di precipitazione per via chimica di una sostanza inorganica da
un’altra (che si trova in soluzione salina o colloidale e le cui acque si sono
saturate di quello che sarà il precipitato finale della sostanza), quali, per
esempio, dolomie, travertini, selci, salgemma, lateriti, e queste sono rocce
sedimentarie chimiche (esistono però anche precipitati d’origine organica sui
fondali marini la cui formazione è dovuta a meccanismi biochimici implementati
da microrganismi); altre rocce, se provenienti dalla disgregazione di rocce
eruttive, come le pozzolane e i tufi, sono invece dette rocce sedimentarie
piroclastiche; tutte queste rocce sedimentarie presentano poi il fenomeno della
successione per sovrapposizione orizzontale di strati di spessore variabile pressoché
paralleli, o stratificazione, che ne registra uno spaccato che mostra l’evolversi
del regime di sedimentazione, della composizione materiale e della formazione
diacronica (ed è qui, in queste stratificazioni, che è poi possibile reperire i
fossili), Infine, se le rocce preesistenti (ignee, sedimentarie o già
metamorfiche che siano) sono prodotte dall’innalzamento della temperatura e/o
della pressione cui sono state sottoposte in seguito a intrusioni magmatiche o
a dislocazioni sotterranee della crosta terrestre (per esempio, ai margini
delle placche), cioè presentano trasformazioni nella loro struttura e
composizione mineralogica (però senza arrivare alla fusione, ciò che distingue
le rocce ignee rispetto a quelle metamorfiche), queste sono classificate come rocce
metamorfiche e la loro tipologia dipende dal tipo di roccia metamorfizzata e
dai gradienti di pressione e temperatura che danno origine al processo. Le
rocce ignee, sedimentarie e metamorfiche, che possono tra loro convivere, si
trasformano poi incessantemente l’una nell’altra, per esempio una porzione di roccia
metamorfica sottoposta a temperature ancora più alte di quella che l’hanno
formata, può fondere e ritornare allo stato di magma che, raffreddato, può
diventare roccia ignea effusiva; questa, a sua volta sottoposta ad agenti
erosivi e trasportata e depositata in altro luogo può compattarsi e cementarsi con
altri clasti dando luogo a strati di rocce sedimentarie, rocce che a causa d’un
evento catastrofico possono poi sprofondare ed essere sottoposte ad alte pressioni
e temperature e trasformarsi in rocce metamorfiche etc.; e va da sé che le trasformazioni continue delle rocce, o per
fattori esogeni (atmosferici) o endogeni (tellurici, orogenetici, eruttivi) o fisici
(pressione, temperatura) o chimici (per esempio, con la sostituzione degli ioni
presenti nella soluzione acquosa che s’infiltra con gli ioni del minerale, con
la conseguente ricristallizazione), richiedono tempi di riciclo dei materiali che
sono geologici, tanto che, più che di tipologia delle rocce, bisognerebbe parlare
di veri e propri cicli litogenetici; la figura seguente mostra i possibili percorsi
di questo ciclo:
Figura n. , Fonte: Cavalli Sforza e Cavalli Sforza,
2010b, p. 76.
La
tabella seguente riassume la tipologia delle rocce sopra presentata:
TIPOLOGIA
DELLE ROCCE
|
LITOGENESI
|
ESEMPLIFICAZIONE
DI MASSIMA
|
IGNEE
|
MAGMATICA
(SOLIDIFICAZIONE NELLA PROFONDITÀ DELLA TERRA; INTRUSIVA)
|
GRANITO
|
LAVICA
(SOLIDIFICAZIONE SULLA SUPERFICIE DELLA TERRA O DEI FONDALI MARINI; EFFUSIVA)
|
OSSIDIANA,
BASALTO
|
|
SEDIMENTARIE
|
CLASTICA
|
ARENARIA,
ARGILLITE
|
CHIMICA
|
SALGEMMA
|
|
ORGANOGENA
|
CALCARE,
CARBONE FOSSILE [1]
|
|
PIROCLASTICA
|
TUFI
|
|
METAMORFICHE
|
TERMICA/PRESSORIA
[2]
|
[1] Il carbone fossile
presenta però la commistione tra una fase organogena e una chimica.
[2] Qualsiasi tipo di roccia
può trasformarsi in roccia metamorfica.
Tabella
n. .
Si
ricorda che le rocce presenti sulla superficie terrestre, dal punto di vista
chimico, sono principalmente composte da ossidi (poco più del 99%), mentre la
percentuale restante è formata da cloruri, solfuri e fluoruri; la tabella
seguente riporta gli ossidi presenti nella crosta terrestre:
OSSIDI
|
%
IN PESO
|
FORMULA
CHIMICA
|
DIOSSIDO
DI SILICIO
|
59,71
|
SiO2
|
TRIOSSIDO
D’ALLUMINIO
|
15,41
|
Al2O3
|
OSSIDO
DI CALCIO
|
4,90
|
CaO
|
OSSIDO
DI MAGNESIO
|
4,36
|
MgO
|
OSSIDO
DI SODIO
|
3,55
|
Na2O
|
OSSIDO
DI FERRO
|
3,52
|
FeO
|
OSSIDO
DI POTASSIO
|
2,80
|
K2O
|
TRIOSSIDO
DI FERRO
|
2,63
|
Fe2O3
|
DIOSSIDO
D’IDROGENO (ACQUA)
|
1,52
|
H2O
|
DIOSSIDO
DI TITANIO
|
0,60
|
TiO2
|
PENTOSSIDO
DI FOSFORO
|
0,22
|
P2O5
|
TOTALE
|
99,22
|
Tabella
n. . Fonte: Balzani, Venturi, 2014, p.
79.
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