LOCALIZZAZIONI
GEOGRAFICHE
Come
vedremo, la posizione della Terra nello spazio è il risultato d’una
composizione di moti che presentano caratteristiche e periodicità fra loro
differenti, tra questi qui c’interessa il moto di rotazione della Terra intorno
al proprio asse, asse ch’interseca la superficie terrestre in due punti, detti
per convenzione Polo Nord e Polo Sud. Ora, supposta la Terra come una sfera, la
linea immaginaria che traccia una circonferenza sulla superficie della Terra equidistante
dai citati Poli e produce un piano perpendicolare all’asse di rotazione, la si
definisce Equatore, e grazie ad essa vediamo che il piano equatoriale divide la
Terra in due Emisferi, uno che fa capo al Polo Nord e l’altro al Polo Sud,
l’uno detto Emisfero settentrionale, o Boreale, l’altro detto Emisfero
meridionale, o Australe (e dove Borea e Austro, che stanno alla base delle
denominazione degli Emisferi, sono l’uno il vento che spira dal Nord e l’altro quello
che spira dal Sud). Dato il piano dell’Equatore, i paralleli sono le circonferenze
ideali reperite su piani ch’intersecano la Terra, di raggio via via minore, piani
che sono poi paralleli al piano dell’Equatore e come questo perpendicolari
all’asse di rotazione della Terra, come mostra la figura seguente (dove N e S
identificano il Nord e il Sud):
Figura
n. . Fonte: Lupia Palmieri, Parotto,
2009, p. 74.
Di
questi paralleli, dall’Equatore ad un Polo, ne sono reperibili 90 misurati in
gradi sessagesimali (questi gradi, indicati con il simbolo °, sono dati a
partire da un angolo di 1°, pari alla novantesima parte di un angolo retto;
ogni grado è diviso in 60 primi sessagesimali, con simbolo ‘, ciascuno dei
quali è a sua volta diviso in 60 secondi sessagesimali, con simbolo ‘‘; volendo,
un grado sessagesimale è l’ampiezza dell’angolo che sottende un arco di
lunghezza pari a 1/360 dell’angolo giro di 360° d’una circonferenza), di modo
che l’Equatore sia a 0° e il Polo sia a 90° e si definisce latitudine il
reperimento di un punto su un parallelo (e va da sé che tutti i punti reperiti
su uno stesso parallelo presentano la stessa latitudine); i 90 paralleli
dell’Emisfero boreale sono poi, per convenzione, positivi (da 0° a 90°,
latitudine Nord), mentre quelli dell’Emisfero australe sono negativi (da 0° a
-90°, latitudine Sud); per esempio, i Tropici sono situati a 23°27’ di
latitudine Nord (Tropico del Cancro) e di latitudine Sud (Tropico del
Capricorno, o -23°27’); il Circolo Polare artico ha latitudine Nord di 66°33’ e
quello antartico ha latitudine Sud di 66°33’ (o -66°33’). Il meridiano e
l’antimeridiano sono invece dati una linea immaginaria che traccia una
circonferenza su di un piano ch’attraversa la Terra e che passa per il Polo
Nord e il Polo Sud ed è perciò perpendicolare al piano dell’Equatore e ai suoi
paralleli; data questa circonferenza, il meridiano ne identifica la prima metà,
cioè la semicirconferenza, che ha inizio e fine tra i due Poli, mentre
l’antimeridiano è l’altra metà della semicirconferenza che ha inizio e fine sempre
tra i due Poli, ma dalla parte opposta del globo terrestre, come mostra la
figura seguente (dove il meridiano B passa per Monte Mario, a Roma, adottato
nell’Ottocento dalla cartografia del Regno d’Italia, cioè prima della scelta
del meridiano 0° odierno, oggi situato rispetto a questo a una longitudine Est
di 12°27’08’’):
Figura
n. . Fonte: Lupia Palmieri, Parotto,
2009, p. 74.
Poiché
un meridiano/antimeridiano ha una circonferenza con un raggio uguale a quello
di tutti gli altri (a differenza dei paralleli dove il raggio diminuisce
andando verso i Poli), e le semicirconferenze sono nel numero di 180 (così come
i gradi vanno da 0 a 180) andando verso Est, e 180 andando verso Ovest, e oggi si
sceglie come grado zero, 0°, per convenzione, il meridiano di Greenwich, e a
partire da questo meridiano si annotano i gradi, da 0° a 180° verso Est (segnati come positivi) e da
0° a 180° verso Ovest (segnati come negativi), fatto salvo che i 180° Est
coincidono con i 180° Ovest (semicirconferenze che coincidono, a loro volta,
con l’antimeridiano di Greenwich, nell’Oceano Pacifico, che segna la linea del
cambiamento di data); un punto collocato su un meridiano/antimeridiano ha poi
una sua longitudine (e va da sé, ancora, che tutti i punti reperiti su uno
stesso meridiano/antimeridiano presentano la stessa longitudine); per esempio,
l’Emisfero occidentale, che comprende le Americhe, è compreso tra il 20°
meridiano Ovest e il 160° meridiano Est, e l’Emisfero orientale, che comprende
l’Eurasia, l’Africa e l’Australia, è compreso tra il 160° meridiano Est e il
20° meridiano Ovest; detto questo, un punto s’identifica geograficamente sul
reticolo disegnato da paralleli e longitudini in gradi sessagesimali (o
reticolo, o reticolato, geografico), cui, se è il caso, s’aggiungono le
frazione di grado, che si reperiscono all’incrocio tra un parallelo (da
identificare in gradi Nord o in gradi Sud) e un meridiano (da identificare in
gradi Est, o gradi Ovest), oppure con il meno, -, per la latitudine Sud e la
longitudine Ovest. Data la figura seguente:
Figura
n. . Fonte: Lupia Palmieri, Parotto,
2009, p. 75.
e
detto come si deve, la latitudine è la distanza angolare φ tra un punto, P, e un
punto dell’Equatore misurata lungo il meridiano che passa per quel punto P (in
figura, il meridiano di P) e corrisponde all’arco di meridiano dato dall’angolo
compreso tra P e un punto dell’Equatore, angolo φ che parte dal centro della
Terra; la longitudine è la distanza angolare λ di un punto dal meridiano di
Greenwich (in figura, meridiano di riferimento), misurata sull’arco di
parallelo che passa per il punto P e corrisponde all’angolo compreso tra il
meridiano del punto P e il meridiano di Greenwich. Un’altra coordinata
geografica, oltre alla latitudine e alla longitudine, è data dall’altitudine,
cioè dall’altezza (la distanza misurata lungo la verticale) di un punto rispetto
allo zero altimetrico, normalmente il mare al suo livello medio (misurata in
metri sul livello del mare, in sigla m s.l.m.), detta altezza assoluta. Oltre
al reticolo geografico e all’altitudine, utile può essere il ricorso
all’altitudine per la rappresentazione d’un rilievo sulla superficie della
Terra, questo attraverso le isòipse, o curve di livello, che rappresentano
l’andamento altimetrico del terreno rispetto al livello medio del mare, questo
unendo in una linea curva ideale tutti i punti del terreno che hanno la stessa
altezza rispetto allo zero altimetrico, e proiettando la curva di livello così
ottenuta sul piano di rappresentazione che riporta poi l’altimetria (o quota)
reperita, come mostra la figura seguente, là dove ci s’immagina d’intersecare
il rilievo con tanti piani, orizzontali e equidistanti (in figura, l’equidistanza
è di 100 metri), e proiettando poi tutti i punti d’intersezione con uguale
altura, ottenuti sul rilievo dai vari piani intersecanti, su un piano che li
rappresenta tutti:
Figura
n. . Fonte: Lupia Palmieri, Parotto,
2009, p. 157.
Questo
procedimento si può utilizzare anche per rappresentare i rilievi delle
profondità marine o d’acqua dolce, nel qual caso la curva di livello è
costruita per punti di uguale profondità rispetto alla superficie dell’acqua e,
in questo caso, si parla di isòbate (mentre il termine isoipsa è composto di iso-, uguale, e del greco ὕψος, altezza,
il termine isobata, al posto di hýpsos,
riporta il greco βάϑος, che sta per
profondità). E parlando di profondità, ossia della distanza, misurata sempre
lungo la verticale, tra il fondo di una cavità naturale e la sua estremità
superiore, per esempio, tra i fondali d’un bacino oceanico e il livello del
mare stesso, la disciplina che s’occupa della rappresentazione cartografica
delle profondità e della morfologia dei fondali si chiama poi batometrìa (o
batimetria, una branca dell’oceanografìa).
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