LA PALEOGEOGRAFIA
È,
stando alla dinamica appena descritta di dislocazione e deformazione della
crosta terrestre (o tettonica delle placche), che avviene storicamente la
deriva dei continenti (o, meglio, della crosta terrestre); infatti, accettato l’assunto
che le placche della crosta terrestre si sono formate a partire da 4,4 miliardi
d’anni fa e che si tratta di placche continentali costituite da sial (v. supra) che galleggiano e scivolano su un substrato costituito da sima (da rocce di tipo basaltico, v. supra), si manifestano molteplici derive
e collisioni di placche che precedono
quelle che hanno dato origine alla configurazione geografica attuale e, a
questo proposito, s’ipotizza l’esistenza storica di varie riconfigurazioni
supercontinentali (secondo quanto emerge dalla paleogeografia), cioè un ciclo
evolutivo di supercontinenti in cui, tra la formazione dell’uno e dell’altro
trascorrono, in media, tra i 300 e 500 milioni di anni (un’ipotesi afferma che
la primigenia solidificazione del magma sia poi legata a due centri
d’espansione vicino ai Poli, cioè si solidifichi passando dal caldo al freddo
tanto nell’emisfero Nord quanto in quello Sud, presupponendo dunque una doppia
fase espansiva dai Poli verso l’Equatore, e che l’impatto delle placche solidificate
che dà origine alla deriva avvenga all’Equatore). Tra queste riconfigurazioni
si segnalano (a mo’ d’elenco, per comodità di lettura, e con date offerte con
beneficio d’inventario):
1.
la
Vaalbara, tra 3,6 e 2,8 miliardi d’anni fa ca., quando si manifestano dei
cambiamenti di clima che portano a un raffreddamento generale della Terra, cioè
alla solidificazione di quella ch’è la sua crosta, ciò che dà anche luogo alla
prima epoca glaciale, detta Huroniana che si presenta tra 2700 e 1800 milioni
di anni fa (v. infra);
2.
la
Nuna, tra 1,8 e 1,5 miliardi d’anni fa ca.;
3.
la
Rodinia, tra 1,3 miliardi d’anni fa e 750 milioni d’anni fa ca., nel
Proterozoico, quando inizino a moltiplicarsi le forme di vita e quando si
manifestano la seconda glaciazione, ca. 910 milioni di anni fa, la terza
glaciazione, datata 770 milioni di anni fa ca., e la quarta glaciazione (detta
Varanger),
avvenuta ca. 615 milioni di anni fa, glaciazioni durante le quali, secondo
un’ipotesi, si presenta ripetuto il fenomeno del congelamento dell’intera
superficie terrestre (la Terra a palla di neve, o Snowball Earth, v. infra);
4.
la
Pannotia, tra 600 e 540 milioni d’anni fa ca., quando si presenta
un’accelerazione nella biodiversità, quella ch’è detta l’esplosione delle forme
di vita nel Cambriano (v. infra), e
quando s’assiste alla quinta glaciazione, ca. 500 milioni d’anni fa, grosso
modo quando inizia il Fanerozoico (nell’Ordoviciano); tutte queste glaciazioni,
detto per inciso, sono legate anche al movimento di deriva dei continenti, all’innalzamento
o abbassamento dei mari e ai conseguenti mutamenti nei biomi e nelle biocenosi,
massimamente, come detto, nel Cambriano;
5.
la
grande massa continentale della Pangea, tra la fine del Paleozoico e l’inizio
del Mesozoico (quando si presenta, ca. 320 e 270 milioni d’anni fa, la
glaciazione detta Permo-Carbonifera che lascia depositi di ghiaccio in tutto la
Pangea e s’assiste alla colonizzazione degli ecosistemi, ca. 248 milioni d’anni
fa, di piante e vertebrati), s’estende sulla superficie terrestre raggruppando
più del 95% delle terre emerse, ed è circondata da un unico oceano chiamato
Panthalassa (è l’Oceano Pacifico primordiale, il paleo-oceano);
6.
ca.
225 milioni d’anni fa, nel Mesozoico) inizia poi la frammentazione della Pangea
con la formazione del Laurasia a nord (che comprende l’America settentrionale,
la Groenlandia e gran parte dell’Eurasia, ossia l’Europa occidentale) e del
Gondwana (che comprende, a Sud, l’America centro-meridionale, l’Africa unita a
aree dell’Europa meridionale, l’India, l’Australia e l’Antartide), inframezzati
da un oceano chiamato Tètide che, chiuso, diventerà il Mar Mediterraneo;
7.
grazie
a un attivo processo di suddivisione della Pangea che dura fino alla fine del
Cenozoico (ca. 2 milioni d’anni fa), i frammenti che si separano con la deriva
dei diversi blocchi daranno origine all’attuale configurazione dei continenti
(di cui sono resti la catena degli Appalachi, in America settentrionale, e
quella degli Urali, estesa tra Russia e Kazakistan), dei bacini oceanici e delle
calotte glaciali (specificamente, nel Cenozoico, a partire dal Miocene, si
forma l’Antartide e, nel Pliocene, si sviluppa l’Artico);
8.
La
figura seguente permette, invece, di riconoscere nella Pangea la configurazione
dei continenti attuali della cui suddivisione si parla a seguire:
Figura
n. . Fonte: Creative Commons.
in
dettaglio, dalla frammentazione del Laurasia (il supercontinente del Nord),
avvenuta verso la fine del Mesozoico (66,5 milioni d’anni fa, grosso modo il
periodo nel quale si formano i primati), risultano i due blocchi dell’America
del Nord e dell’Eurasia, separati dall’oceano Atlantico; la frammentazione del
Gondwana (il supercontinente del Sud) inizia nel periodo intermedio del
Mesozoico, con la progressiva separazione dell’America meridionale dall’Africa
(che in qualche modo ancora combaciano) e la formazione dell’oceano Atlantico
meridionale; nello stesso periodo il subcontinente indiano si separa e inizia
una deriva verso Nord-Est, a una inedita velocità di 17 cm l’anno, che lo porterà
a saldarsi con l’Eurasia e a dare inizio, con la collisione, all’orogenesi
dell’Himalaya e delle Alpi, mentre il blocco Australia-Antartide, pur
staccatosi dal Gondwana, rimane fino al Cenozoico una massa unita; alla fine
del Cenozoico, Nord, Centro e Sud America formano un unico continente (che dà
inizio all’orogenesi delle Ande) e l’Africa, spostandosi dall’Eurasia, permette
di formare il bacino del Mediterraneo (nel mentre il deterioramento climatico
che s’ha alla fine del Cenozoico porta, ca. 2 milioni di anni fa, nel
Quaternario, all’inizio dell’epoca glaciale più recente quando s’è già avviato
il processo d’ominazione che porterà al genere Homo). Valgano, a riassunto della frammentazione della Pangea, le
figure seguenti (le frecce indicano i movimenti di deriva; si noti, nella
configurazione attuale dei continenti, la quasi sovrapponibilità della costa
orientale dell’America meridionale e della costa occidentale dell’Africa, come
detto un tempo aree geografiche contigue in Gondwana come mostrano le parentele
delle biocenosi sulle due citate coste (per esempio, alcuni ritrovamenti fossili dei rettili Mesosaurus e Lystrosaurus e della felce Glossopteris,
dimostrano ch’entrambi sono distribuiti in fasce ch’abbracciano America
meridionale e Africa) e le loro uguali formazioni rocciose che presentano anche
la stessa configurazione paleomagnetica, v. infra):
Figura n. .
Fonte: Cavalli-Sforza e Cavalli-Sforza, 2010 b, p. 64.
La
tabella seguente riassume, grosso modo, quanto precedentemente descritto a
proposito della frammentazione della Pangea:
FRAMMENTAZIONE
DELLA PANGEA (IN MILIONI D’ANNI FA CA.)
|
PERIODO
STORICO
|
CARATTERISTICHE
DI MASSIMA
|
280
|
PERMIANO
|
Le
masse continentali della terra s’avvicinano fino a formare un solo
supercontinente, Pangea, che ingloba più del 95% delle terre emerse ed è
circondato da un unico oceano, Panthalassa.
|
225
|
TRIASSICO
|
Pangea
comincia a suddividersi in placche continentali ch’iniziano lentamente ad
allontanarsi e creano due nuovi continenti, Laurasia (a nord) e Gondwana (a
sud).
|
195
|
GIURASSICO
|
Tra
Laurasia e Gondwana si forma il mare Tetide (Gondwana ingloba l’America
meridionale, l’Africa e l’Antartide).
|
136
|
CRETACICO
|
Si
formano i continenti dell’emisfero settentrionale come noi li conosciamo (la
Groenlandia si separa dall’Europa e si forma l’oceano atlantico).
|
95
|
TARDO
CRETACICO
|
L’india
si separa dall’africa e si sposta verso nord-est arrivando a collidere con
l’Asia; l’America settentrionale comincia a separarsi dall’Europa mentre
Australia e Antartide formano ancora un’unica massa; si presenta, inoltre,
l’Oceano Atlantico meridionale.
|
OGGI
|
OLOCENE
|
S’arriva,
grosso modo, a quella ch’è la configurazione attuale stabilita alla fine del
cenozoico.
|
Tabella
n. .
Ora,
supponendo che il funzionamento delle placche sia tale anche in futuro, le
placche continentali continueranno a muoversi di qualche centimetro all’anno e,
tra 60 milioni di anni, l’Oceano Atlantico si sarà allargato divenendo molto
più grande del Pacifico, mentre nell’America del Nord la California si
staccherà formando un’isola nel Pacifico, e l’Africa si spingerà a Nord
penetrando in modo tale in Europa, tanto che il Mediterraneo scomparirà e si
creerà, per orogenesi, una formazione montuosa (imponente come quella
himalayana) che andrà dalla Francia all’India e l’Australia si connetterà con
l’India per il tramite d’un istmo. Americhe e l’Africa si saranno ulteriormente
allontanate; inoltre l’Oceano Pacifico si rimpicciolirà e il Mar Mediterraneo
sarà completamente scomparso, tanto che Europa, Africa e Asia saranno diventate
un’unica massa continentale collegate da un istmo all’Australia. La figura
seguente mostra come si presenterà la configurazione delle terre emerse fra 50
milioni di anni:
Figura
n. . Fonte: Altschuler, 2005, p. 111.
Da
non dimenticare, infine, che la deriva dei continenti, fenomeno concomitante a
una serie di glaciazioni, ha provocato, data la profondità della crosta non
emersa, l’innalzamento o l’abbassamento dei mari (pari al gradiente di
frantumazione delle terre emerse), fenomeni tellurici con vulcanismo e
orogenesi (v. infra) ch’implica la
trasformazione delle correnti marine (v. infra),
della direzione dei venti (v. infra) e una diversa distribuzione delle
precipitazioni, cioè del clima e delle diverse biocenosi (v. infra) legate a fenomeni evolutivi di
speciazione o ad estinzioni; per esempio, con la formazione della Pangea le
zone interne dei continenti, caratterizzate da un clima arido e variabile
rispetto a quello delle regioni costiere, aumentano notevolmente d’estensione;
le modifiche delle correnti di Panthalassa, inoltre, hanno effetti, oltre che
sulla vita marina, anche su quella terrestre, ciò che ridefinisce la
biodiversità causando estinzioni (per
esempio, ca. il 90% delle specie marine) e, attraverso un collo di bottiglia,
offrendo nuove opportunità alle specie sopravvissute, che iniziano così inediti
processi di speciazione; ancora, quando Pangea inizia la sua deriva, si creano
fenomeni d’isolamento geografico delle specie, cioè di deriva genetica, di
enormi proporzioni; e man mano che i continenti formatisi vanno alla deriva,
man mano che si modificano i climi (v. per esempio, supra, la serie delle glaciazioni), man mano si modificano anche le
derive genetiche della flora e della fauna; e questo processo d’evoluzione
della biocenosi e della biodiversità (n’è un esempio la mutazione della
composizione chimica degli Oceani che s’è alterata in modo drastico diverse
volte, come mostrano gli organismi marini del Cambriano che iniziano a
proteggersi con conchiglie e gusci duri) è arrivato fino a epoche geologiche
recenti, come avviene per esempio con la saldatura nel Mesozoico (3,5 milioni
d’anni fa) dell’America del Nord e del Sud, che causa la deviazioni delle
correnti oceaniche equatoriali (v. infra)
e dà origine alla corrente del Golfo che a tutt’oggi controlla il clima e le
biocenosi dell’Europa settentrionale. E il fenomeno, come visto sopra, non è
finito, giacché la deriva dei continenti, delle placche, la loro tettonica non
percettibile per noi (che investe, come visto, anche i fondali marini),
continua tuttora millimetro dopo millimetro, come continua ciò che dalla
tettonica delle placche grossomodo dipende, vale a dire le trasformazioni l’una
nell’altra delle rocce, i cicli di frammentazione, dispersione e ricomposizione
dei continenti, i terremoti, le attività vulcaniche, i fenomeni d’orogenesi,
l’abbassamento dei mari o il loro innalzamento, le correnti marine e
continentali, il clima (con le sue glaciazioni, desertificazioni e
deglaciazioni), i biomi e le biocenosi, i cicli degli elementi (carbonio,
ossigeno, azoto etc.) e, con le sue speciazioni e estinzioni, il ciclo stesso
della vita. La figura seguente, riguardante la configurazione geografica
attuale, mostra la topografia delle zone della terra emersa e sommersa (crosta
continentale e crosta oceanica):
Figura n. .
Fonte: Cavalli-Sforza e Cavalli-Sforza, 2010 b, p. 66.