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REGIONI ZOOGEOGRAFICHE E FITOGEOGRAFICHE

I fattori che determinano la distribuzione spaziale degli organismi viventi (flora, fauna), della biodiversità, nelle diverse aree della Terra sono, in linea di massima, in relazione con le loro capacità d’adattamento alle variazioni climatiche (in questo, più la flora che la fauna), alla conformazione fisica delle aree che li ospitano in terra (senza o con barriere geografiche, per esempio, insularità, barriere montuose etc.) o in mare (in superficie, in profondità, in zone costiere, in mare aperto etc.) o nei sistemi dulciacquicoli (laghi, fiumi etc.) o aerei, e agli ecosistemi che clima e luogo determinano negli areali (intesi come sistemi integrati e dinamici in cui frazioni dello spazio geografico sono definiti dalle interazioni mutualistiche con le specie stesse), cioè come possibilità/impossibilità di distribuzione colonizzatrice per le comunità di questi organismi; e si parlerà di fitogeografia nel caso che questi fattori investano la flora, di zoogeografia nel caso della fauna (e, se si tratta dell’uomo, d’antropogeografia) e, in generale, di biogeografia; e va da sé che la citata distribuzione spaziale della biodiversità la si può analizzare anche secondo l’asse del tempo, cioè in una dimensione filogenetica o, volendo, come l’evoluzione dei gruppi sistematici animali e vegetali in rapporto a una processualità causa/effetto legata al tempo e allo spazio (su cui indaga la paleobiogeografia). A livello biogeografico, si possono in ogni caso distinguere diverse regioni fitogeografiche e zoogeografiche (dette anche ecozone); quelle fitogeografiche (o floristiche) caratterizzabili ognuna per la flora relativamente omogenea; quelle zoogeografiche (o faunistiche) dall’affinità in ognuna di vari gruppi zoologici (valorizzando particolarmente gli areali dei Mammiferi); tanto che, anche se si possono avere due suddivisioni in regioni della Terra, una zoogeografica e l’altra fitografica, queste sono fra loro almeno in gran parte sovrapponibili e, in linea generale, coincidono con le attuali masse emerse; in ogni caso, vediamone la specificità partendo dalla figura seguente che mostra la regionalizzazione faunistica (laddove è presente una zona di transizione biogeografica, la zona è poi indicata da un’area in grigio scuro; la zona di transizione s’ha dove c’è una sovrapposizione di specie con loro progressiva rarefazione, speculare o meno, dalla periferia al centro della zona; per intenderci, valga il seguente esempio della zona di transizione tra la Regione Orientale e la Regione Australasiatica dove al centro troviamo a contatto Mammiferi Placentati e Mammiferi Marsupiali, v. infra, mentre procedendo dal centro alla periferia, da Ovest verso Est, i Mammiferi Placentati decrescono e i Mammiferi Marsupiali crescono):


Figura n.  . Fonte: Zunino e Zullini, 2004, p. 70.

Da ricordare che la zona di transizione tra la Regione Neartica (v. infra) e Neotropicale è detta Messicana; che le due zone di transizione sopra la Regione Antartica sono dette Antartiche; che la zona di transizione tra la Regione Paleoartica (v. infra) e Afrotropicale è detta Saharo-Sindica; che quella tra Regione Paleoartica e Orientale è detta Cinese (cui s’aggiunga anche la parte orientale della zona Saharo-Sindica), mentre quella tra la Regione Orientale e quella Austroasiatica è detta Austro-Malese (o Wallacea). Vediamo ora più in dettaglio queste regioni zoogeografiche partendo dalla Regione Oloartica (o Olartica), che presenta un’estensione di ca. 46 milioni di Km2 e che comprende la maggior parte dell’Emisfero Boreale e ch’è costituita dal complesso delle Sottoregioni Neartica e Paleartica; la Paleartica, include l’Europa, l’Africa settentrionale, l’Asia a Nord dell’Himalaya e della Cina dove lo Chang Jiang, il Lungo fiume (una volta detto Fiume azzurro, Yangtze Kiang), fa da frontiera meridionale e fino al Giappone, dove si presenta la zona di transizione cinese con la Regione Orientale, mentre la zona di transizione con la Regione Afrotropicale è data dal deserto del Sahara (che va dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso) e dai deserti che dalla Penisola arabica arrivano al Pakistan (complessivamente la zona è poi detta, come già accennato, Saharo-Sindica); la Sottoregione Neartica comprende la Groenlandia e l’America Settentrionale sino al Messico Centrosettentrionale, là dove una linea che ne attraversa l’altopiano e il golfo la separa dalla Regione Neotropicale; fa poi da zona di transizione tra le due Regioni la parte restante del Messico e degli Stati dell’America centrale fino a quello di Panamá compreso, cui s’aggiunga la Florida; in questa Regione, fra i Mammiferi, abbiamo gli Artiodattili (Artiodactyla), o grandi Ungulati (Ungulata, v. infra), come i Bisonti (Bison), i Cèrvidi (Cervidae), il Muflòne (si tratta d’una pecora selvatica, Ovis musimon in Europa, Ovis canadensis, o Bighorn, in America), e le specie affini, gli Èquidi (Equidae), cioè i Cavalli (attuali ed estinti); caratteristici, tra i roditori, sono i Castori (Castor) e sono per lo più a gravitazione olartica anche gli Ùrsidi (Ursidae), cioè gli Orsi, i Mustèlidi (Mustelidae), divisi in diverse sottofamiglie quali la Lontra, il Tasso, la Martora, la Faina e la Puzzola e, infine, della famiglia dei Cànidi (Canidae), i Lupi; fra gli Uccelli si comprendono i Cucùli (della famiglia dei Cucùlidi, Cuculidae), le Allodole (della famiglia degli Alàudidi, Alaudidae), le Rondini (della famiglia Irundinidi, Hirundinidae) e alcuni Rapaci notturni; particolarmente significativi sono alcuni Anfibi Urodeli (o caudati) come i Pletodòntidi (Plethodontidae) e i Salamàndridi (Salamandridae, per esempio, le Salamandre e i Tritoni). Da sottolineare, ma la cosa sarà in seguito ripresa, che la fauna olartica deve in gran parte la sua omogeneità al ponte di terra emerso tra l’Alaska e la Siberia nel Cenozoico, detto Beringia (v. infra), che ha permesso interscambi biotici in entrata e in uscita tra l’Eurasia e l’America (volendo, tra la Regione Paleartica e quella Neartica) e, di qui, ad altre Regioni; per esempio, nel Neartico si sono originati i Cricetidi che, arrivati in Sud America (nella Regione Neotropicale) hanno subito una radiazione evolutiva formando bel 45 generi o i Formichieri (v. infra) che, dal Sud America, sono migrati in Eurasia; ancora, nella Regione Olartica hanno avuto origine i Sùidi (Suidae), i Canidi e i Fèlidi (Felidae), che ben presto si sono diffusi in Africa (nella Regione Afrotropicale) o i Proboscidati (Proboscidea) che, arrivati dall’Africa, giungono e si diffondono in America Settentrionale etc., e per non parlare poi delle migrazioni della specie Homo (v. infra). A seguire abbiamo la Regione Neotropicale, ch’inizia là dove finisce la sopra detta zona di transizione messicana e che presenta un’estensione di ca. 18,2 milioni di Km2; è formata da gran parte dell’America Centrale, dalle Antille (nel Mar dei Caraibi), dalle isole Galàpagos e dall’Arcipelago Juan Fernandez (nell’Oceano Pacifico) e dall’America Meridionale con l’esclusione di una porzione meridionale del Cile e di una parte della Patagonia argentina (ma i limiti meridionali di questa Regione sono incerti, da un lato per l’affinità con la fauna australiana e neozelandese dovuta ai legami tettonici che la Patagonia ha intessuto con la Nuova Zelanda e l’Australia durante la frammentazione del Gondwana, v. infra, dall’altro per le massicce estinzioni causate dall’estendersi dei ghiacciai della Regione Antartica), una regione, lo si noterà, che di fatto, copre tutte le latitudini dell’Emisfero Australe, quindi che presenta anche molti climi; la fauna della Regione Neotropicale è molto varia, e in questa ricca biodiversità (un esempio per tutti, la quantità endemica d’Insetti  dell’ordine dei Lepidòtteri, Lepidoptera, cioè le farfalle) colpisce la mancanza dei grandi erbivori autoctoni, con l’eccezione di Camèlidi (Camelidae) e Tapiri (della famiglia dei Tapìridi, Tapiridae), che comunque presentano taglie modeste rispetto agli esemplari eurasiatici; si rinvengono poi, tra i Mammiferi, i Pècari (affini ai Suini, della famiglia dei Taiassùidi, Tayassuidae), i grossi roditori Capibara (o Capivara, del genere Idrochèro, Hydrochoerus) e gli altri roditori della famiglia dei Càvidi (Caviidae) e affini; s’aggiungano i Bràdipi, mammiferi arboricoli (della famiglia dei Bradipòdidi, Bradypodidae), i Formichieri, mammiferi insettivori (della famiglia dei Mirmecofàgidi, Myrmecophagidae), le Scimmie Platirrine (denominazione ch’indica le Scimmie del Nuovo Mondo, riunite nelle famiglie Callitrìcidi, Callithricidae, e Cèbidi, Cebidae), e diversi Chirotteri (tra cui i Pipistrelli); ancora, sono poi d’interesse gli Armadilli (della famiglia Dasipòdidi, Dasypodidae; Bradipi, Formichieri e Armadilli appartengono poi all’ordine degli Sdentati o Xenartri, v. infra) e, tra i Marsupiali, ci sono i piccoli Opossum (della famiglia dei Didelfidi, Didelphyidae); fra i più noti endemismi fra gli Uccelli, si trovano i Ñandù o Rèidi (Rheidae, una famiglia d’uccelli dell’ordine Struzionifórmi, Struthioniformes, che comprende gli Struzzi), i Colibrì e i Tinàmidi (Tinamidae); e sono pure endemiche ca. 1 500 specie di Sàuri (Sauria, rettili squamati, detti anche Lacertilii, quali la Lucertola, il Ramarro, il Geco etc.) e Ofidii (o Serpenti), e che gli Iguànidi (Iguanidae), che al di fuori della Regione tropicale, sono presenti solo in pochi arcipelaghi dell’Oceano Pacifico; fra gl’invertebrati si ricordano gli Onicòfori (Onychophora, vermiformi) e, tra i pesci d’acqua dolce, Callictidi (Callictthydae), Loricàridi (Loricariidae), Cìclidi (Cichlidae) e Osteoglòssidi (Osteoglossidae). Da sottolineare, ma la questione sarà poi in seguito ripresa, che prima del Cretacico la Regione Neotropicale era unita alla Regione Afrotropicale, con omogeneità di faune e di flore e che, almeno fino a 3 milioni d’anni fa, l’America settentrionale e meridionale non erano unite da un’emersione di terre (che prenderà il nome d’Istmo di Panamá), e quindi che tra queste due regioni non c’erano interscambi biotici, bensì uno sviluppo autonomo di fauna e di flora (tanto che ca. il 93% delle specie della Regione Neotropicale sono endemiche). La Regione Afrotropicale (o Etiopica), con un’estensione di ca. 21 milioni di Km2, comprende l’Africa a Sud del Sahara, dove il confine con la sottoregione Paleartica non è ben netto (v. zona di transizione, supra) e comprende anche il Madagascar e le isole adiacenti nell’Oceano Indiano occidentale (Madagascar, Seychelles, Comore e Mascarene sono isole che costituiscono la Sottoregione Malgascia, dove malgascio sta per relativo al Madagascar) nonché la parte meridionale della Penisola arabica; in ogni caso, la Regione è caratterizzata, fra i Primati, da Gorilla, Scimpanzé e Cercopitècidi (o Scimmie cinocefale; la famiglia dei Cercopitecidi Cercopithecidae, comprende, oltre ai Babbuini, scimmie che vivono, oltre che in Africa, anche in Asia); sono inoltre presenti numerosi Mammiferi erbivori, l’Elefante africano (Loxodonta africana), Zebre, Giràffidi (Giraffidae, cioè Giraffe e Okapi; a quest’ultima appartiene una sola specie, Okapia johnstoni) e Ippopotami; e poi i grandi Carnivori che li predano (Ghepardi, Licaoni; il Licaone, Lycaon pictus, è un carnivoro ch’appartiene alla famiglia dei Canidi); Iene e Leoni, pur abbondanti, sono presenti anche in India (così come altri gruppi che condividono anch’essi distribuzioni di tipo Indoafricano); almeno 5 famiglie di Mammiferi e 6 d’Uccelli sono esclusivi delle Regione Afrotropicale; fra i Rettili, sono caratteristici i velenosi Mamba (Dendroaspis polylepis) e i numerosi Pesci d’acqua dolce, Poliptèridi (Polypteridae), Mormìridi (Mormyridae) e il genere Protòttero (Protopterus), pesci endemici di questa Regione; da ricordare che la tipica fauna di questa regione si forma a seguito della separazione tra la Placca africana e la Placca arabica a partire dall’Oligocene e con la formazione nel Pliocene del Mar Rosso (attualmente nella fase iniziale, o poco più, di formazione d’un oceano, v. infra) e che nel Pliocene e nel Pleistocene numerosi Mammiferi, tra cui Homo, sono migrati in Eurasia (come dire che la regione d’origine del genere Homo è l’Africa, v. infra); infine, per quanto riguarda il Madagascar (della Sottoregione Malgascia), è da sottolineare che quest’isola ha iniziato a separarsi da Gondwana ca. 150 milioni d’anni fa, nel Giurassico, quando inizia la separazione del Gondwana occidentale (con l’Africa unita al Sud America) e del Gondwana orientale, in cui il Madagascar (unito all’India, all’Australia e all’Antartide) si separa dall’Africa; in seguito, ca. 95 milioni d’anni fa, quando nel Cretacico si forma l’Oceano Atlantico Meridionale, il Madagascar si separa dall’India ed ha grosso modo la posizione odierna nel periodo al limite tra il Cretacico e il Terziario, ca 65 milioni d’anni fa, come mostrano le figure seguenti (che saranno poi, a seguire, riprese):

 

Figura n.   . Fonte: Altschuler, 2005, p. 111.


Figura n.   . Fonte: Altschuler, 2005, p. 111.

Il Madagascar, nel suo isolamento oceanico, non ha dunque subito l’attività competitrice/predatrice presente in Africa, ragione per cui costituisce, di fatto, l’area della Terra più ricca d’endemismi; presenta, infatti, il successo evolutivo, tra i Primati, di proscimmie quali  i Lemùridi (6 generi e almeno 14 specie) e l’aye-aye (Daubentonia madagascariensis), di mammiferi dell’ordine degli Insettivori come i Tenrècidi (Tenrecidae), di Rettili con numerose specie (un centinaio di Rettili Sauri della famiglia Camaleontidi); tra i pesci d’acqua dolce ci sono due famiglie endemiche (Bedotiidae e Anchariidae) e, tra gli Uccelli, i Brachipteraciidi (Brachypteraciidae, 5 specie) e i Filepittini (Philepittidae, 4 specie), più altre ancora; in ogni caso, tolto il Madagascar, è poi da evidenziare che i pur numerosi endemismi Afrotropicali sopra citati non sono così elevati come quelli della Regione Neotropicale e che degli antichi legami biotici del Precretacico tra le due citate Regioni rimangono oggi delle affinità gondwaniane tra diversi gruppi d’Insetti, Molluschi e Anfibi. La Regione Orientale, con un’estensione di 9,6 Km2, comprende parte del Pakistan, il subcontinente indiano (tranne i territori d’alta quota dell’Himalaya), l’Indocina, le Filippine, l’Arcipelago Malese e l’Arcipelago Indonesiano sino alla linea di Wallace (questa linea ideale separa in due parti l’Oceano Pacifico per ragioni di discontinuità biologica e diventa poi una zona di transizione definita come Wallacea); la regione, pertanto, è difficilmente caratterizzabile perché come visto i limiti terrestri coincidono, più o meno ampiamente e in massima parte con complesse zone di transizione, come quella Cinese (v. supra) e la citata Wallacea, cui s’aggiunga anche l’area Saharo-Sindica; in ogni caso, sono esclusivi della regione l’Elefante indiano (o asiatico, Elephas maximus, che ha orecchie più piccole e zanne meno sviluppate rispetto al corrispettivo africano), 3 specie di Rinoceronti, il Gaur (è il nome indigeno di una specie di Bovide delle Indie orientali, o Bos gaurus), Antilopi (quale il Nilgau, Boselaphus tragocamelus) e, fra i Primati, i Macachi (Macaca, genere di Cercopitecidi), l’Orangutan (o orango, Primate antropomorfo della famiglia Pongidi, Pongo pygmaeus, v. infra), la Nasica (Nasalis, della famiglia Colobidi) e diversi Carnivori; per i Rettili, sono peculiari, fra molti altri, i Gavialidi (Gavialidae, un Coccodrillo) e, fra gli Uccelli, sono endemici gli Uccelli passeriformi Iride (della famiglia Irenidae); da sottolineare che il subcontinente indiano s’è staccato dall’Africa in un arco temporale che copre gli anni che vanno da 135 a 65 milioni d’anni fa e ha raggiunto l’Asia ca. 57 milioni d’anni fa, nel Paleocene, dove, dopo la sutura, s’è estinta gran parte della fauna d’origine africana (e senza dimenticare l’estinzione della fauna gondwaniana originaria che s’è avuta in precedenza, tra 65 e 60 milioni d’anni fa, a causa dei Trappi del Deccan, Deccan Traps, v. infra); ed è da ricordare che, se la Regione Orientale è ricca d’animali, è però povera d’endemismi (probabilmente per le citate estinzioni) e si presenta come un amalgama d’elementi asiatici, africani e australiani. La Regione Australasiatica, con un’estensione di ca. 8,9 milioni di km2, include, oltre ad Australia, Tasmania e Nuova Zelanda, le isole dell’Oceania, Hawaii, Nuova Caledonia, Salomone etc.; e per inciso, il popolamento faunistico di queste isole è talmente complesso da renderne difficile l’attribuzione precisa a una determinata regione biogeografica (anche s’è vero che Australia e Nuova Guinea, in quanto un tempo molto più a Sud rispetto alla parte restante della Regione, hanno avuto rapporti biogeografici con il Sud America e che la vicinanza biogeografica con il Sud-Est asiatico risale al Pliocene); in questa Regione, in ogni caso, sono presenti Monotrèmi (Monotremata, mammiferi aplacentali cui appartengono, per esempio, l’Echidna e l’Ornitorinco, e che rappresentano i Mammiferi più primitivi in quanto dotati d’una cloaca (quest’orifizio, che nei Mammiferi si forma nell’embrione, permane però nei Monotremi, e rappresenta la parte terminale dell’intestino in cui sboccano l’ano e i condotti del sistema urinario e del sistema genitali), d’una riproduzione ovipara e dall’assenza delle mammelle pur in produzione di latte per i piccoli, Mammiferi che sono esclusivi, appunto, dell’Australia, della Tasmania e della Nuova Guinea) e Marsupiali (Marsupialia, v. infra), caratterizzati, questi ultimi, da imponenti fenomeni di radiazione adattativa (v. infra) a partire da poche specie ancestrali; in Nuova Guinea, in particolare, si trovano però anche Mammiferi Placentati autoctoni (quale la famiglia dei roditori Mùridi, Muridae, del genere Mus, cioè dei Topi); tra gli Uccelli, che presentano il 35% di specie endemiche, si trovano i Cacatùa (Cacatua, genere di Pappagalli), gli Uccelli Passeriformi Menùridi (Menuridae, con il solo genere Menura; sono detti anche Uccelli Lira) e Paradisèa (Paradisaea, detti anche Uccelli del Paradiso), gli Emù e i Casuari (questi Uccelli, alti e inetti al volo, con ali ridotte e sterno non carenato, sono elementi gondwaniani); sono poi numerosi i Rettili (Coccodrilli, Lucertole e molte specie di Serpenti velenosi) e, tra i pesci delle acque interne (fiumi), si segnala il Neoceràtodo (Neoceratodus); da sottolineare, infine, che mancano i grandi carnivori (l’unico carnivoro degno di nota, il Dingo, Canis dingo, appartiene famiglia dei Canidi) e, ancora, che l’Australia esemplifica l’importanza faunistica dell’isolamento geografico che, complessivamente, è durato ca. 50 milioni d’anni e ha fatto sì che l’89% delle specie presenti nella Regione australasiatica risultino endemiche, come mostra la già citata storia dei Mammiferi australiani, rappresentati originariamente dai soli Monotremi e Marsupiali (quali il Canguro, l’Opossum e il Koala), giacché l’Australia, per motivi tettonici, è rimasta isolata dagli altri continenti prima che si rendesse manifesta la grande diffusione dei Mammiferi Placentati che, essendo competitivamente avvantaggiati, soppiantano i Marsupiali nel resto del mondo, tranne che in Australia, appunto, e in America Meridionale; anch’essa, come accennato, per lungo tempo è rimasta isolata, e questo fino alla formazione dell’Istmo di Panamá;  inoltre, il Sud America è più vicino ad Australia e Antartide, e precisamente in epoche in cui il clima antartico era diverso da quello attuale, cioè caldo e umido, tanto che nel Mesozoico l’Antartide funzionava da corridoio biotico di interscambio per i continenti meridionali, specificamente un corridoio tra l’America del Sud e l’Australia e uno tra l’America del Sud e la Nuova Zelanda (per inciso la Nuova Zelanda s’è poi staccata dall’Antartide alla fine del Cretacico). La Regione antartica (classificata un tempo come Archinotis) presenta un’estensione di ca. 14,3 milioni di Km2 e, come visto, s’è separata come continente dall’Australia ca. 50 milioni d’anni fa (v. infra) e, a differenza d’un tempo, è ricoperta per il 98% del suo territorio dai ghiacci (con spessori che possono arrivare a più di 4 Km) e può presentare temperature ch’arrivano a -90 °C e oltre, e questo comporta il fatto ch’è faunisticamente spopolata, tanto che non è riconosciuta da vari zoogeografi; in ogni caso, sono presenti tra i Mammiferi molte specie di Foche e, tra gli Uccelli, sono da distinguere gli Uccelli che occupano per la riproduzione o per la sosta le isole del continente antartico, ca. 35 specie la cui quasi totalità appartiene agli ordini dei Procellariformi (Procellariiformes) e Caradriformi (Charadriiformes), e quelli del continente, cioè le molte specie di Pinguini (o Sfeniscidi, Spheniscidae, inetti al volo), che sono esclusivi, lo stesso che un Passeriforme, la Pispola antartica, Anthus antarcticus, che vive su un arcipelago al largo della Penisola antartica (Penisola, per inciso, che si protende verso la punta dell’America del Sud, la Terra del Fuoco, ciò ch’individua lo Stretto di Drake che mette in comunicazione l’Oceano Atlantico con il Pacifico). Per quanto riguarda la distribuzione geografica della fauna marina nella Regione Oceanica (non segnata in figura) è da valorizzare il fatto ch’essa è caratterizzata da maggiore uniformità rispetto a quella delle terre emerse, se pure è presente una marcata diversità tra le varie zone estese tanto a livello orizzontale che verticale; semplificando di molto, si possono reperire una zona litorale, una pelagica e una abissale, che qui si descrivono per sommi capi (ma v. infra); la zona litorale comprende l’area che dalla costa arriva alla profondità di ca. 180 m e vi si ritrova una fauna ch’è legata a condizioni ambientali particolari, dipendenti dalla profondità delle acque, dalla natura litologica del substrato, dalla configurazione delle coste etc., e vi si ritrovano Molluschi, Crostacei (Crustacea), Echinodermi (cioè invertebrati) etc. e molte specie di pesci; sono poi molto sviluppate nella fascia tropicale, le formazioni madreporiche, cioè banchi e isole coralline (la Madrepora, Madrepora, è poi un genere di Antozòi, Anthozoa, o coralli, per i quali v. infra) con la fauna che quest’ecosistema permette; l’area che si presenta di là dal margine esterno della zona litorale e che non supera la profondità di 500-1 000 m, riguarda la zona pelagica, cioè la zona in alto mare delle acque di superfice dove si ritrovano forme faunistiche indipendenti dai fondali e dai litorali, legate alle onde, alle correnti e a tutti i fattori fisico-chimici presenti in queste acque (quali luce, temperatura, salinità, etc.), cioè o specie galleggianti (come le Meduse, Medusa, e i Pesci provvisti di vescica natatoria, v. infra), o natanti (come i Cefalopodi, Cephalopoda, e i Cetacei, Cetacea); la zona abissale è quella che si presenta sotto i 2-3 000 m, e qui abbiamo Radiolarii (Radiolaria), Foraminiferi etc., ivi comprese anche alcune famiglie di pesci, che possono vivere fino ai 6 000 m di profondità; a profondità maggiori di 6 000 m, vive, ma distinta dalla abissale, una fauna ch’è detta hadale (o adale, dal greco 'Αίδης, cioè l’Ade); da ricordare, inoltre, anche le comunità che vivono sui fondali intorno agli sbocchi idrotermali (v. infra). Dopo la zoogeografia riprendiamo con la fitogeografia, la cui regionalizzazione floristica è mostrata dalla seguente figura:


Figura n.  . Fonte: Zunino e Zullini, 2004, p. 83.


Più in dettaglio, la Regione Oloartica comprende le zone temperate e fredde dell’Emisfero Boreale, cioè, come visto, quelle del Nord America fino al Messico centrale, dell’Eurasia fino all’Himalaya e dell’Africa settentrionale sino al Sahara (compreso); sono presenti Ranuncolàcee (Ranunculaceae; piante erbacee annuali o perenni, raramente arbusti, che comprendono ca. 2 000 specie, suddivise in una cinquantina di generi, distribuite soprattutto nelle regioni temperate e fredde), Crocifere (Cruciferae; comprendente ca. 4 000 specie, tra piante erbacee e suffrùtici, o piante perenni legnose; è così chiamata per i 4 petali disposti a forma di croce), Cariofillacee (Caryophyllaceae; queste sono piante erbacee annue o perenni conosciute in ca. 2 000 specie, in prevalenza delle regioni temperate e temperato-calde), Sassifragacee (Saxifragaceae; si tratta di ca. 550 specie di piante erbacee o più di rado legnose, per lo più perenni, ampiamente distribuite nelle regioni temperate e fredde), Rosacee (Rosaceae; si tratta d’alberi, erbe o arbusti spesso spinosi con un centinaio di generi e ca. 3 000 specie, distribuite soprattutto nelle regioni subtemperate e tropicali dell’Emisfero Boreale), Papilionacee (o Papiglionacee, Papilionaceae; rimandano a una famiglia di leguminose, soprattutto nelle regioni extratropicali, comprendente specie per lo più erbacee), Ombrellifere (Umbelliferae; si tratta d’un centinaio di generi di piante con ca. 3 000 specie comprendente varietà tipicamente erbacee, annuali, biennali o perenni, aromatiche e spesso velenose, distribuite in maggioranza nelle regioni temperate); ancora, la Regione Olartica è caratterizzata, nelle aree meridionali a clima temperato, dalla prevalenza di latifoglie sempreverdi; nelle aree a clima oceanico o meno caldo da una fascia discontinua di latifoglie decidue (per inciso, le latifoglie sono piante arbustive o arboree con foglie a lamina più o meno ampia e si dicono decidue, o caducifoglie, le piante le cui foglie cadono insieme annualmente, salvo ripresentarsi l’anno successivo, e queste sono la maggioranza, e sempreverdi quelle che non presentano questa ciclicità); nelle aree a climi più freddi è caratteristica una fascia piuttosto estesa di foreste ad aghifoglie (cioè con foglie lunghe e sottili, a forma d’ago; queste piante sono dette anche conifere; mentre le latifoglie rimandano alle Angiosperme, le aghifoglie rimandano poi alle Gimnosperme, v. infra); oltre il limite delle foreste sono poi presenti le tundre artiche (dove con tundra s’intente un’area caratterizzata dall’assenza di copertura vegetale arborea, v. infra; questo limite oltre il quale le foreste finiscono è poi detto timberline, v. infra); va da sé, ancora, che nella Regione Oloartica ha avuto un rilievo non indifferente l’andamento storico ondivago delle glaciazioni/deglaciazioni del Quaternario (v. infra). La Regione Paleotropicale comprende l’Africa tropicale (dal limite inferiore del Sahara al deserto del Kalahari nell’Africa meridionale), l’Arabia, l’India, l’Indonesia e le isole del Pacifico (a differenza della regionalizzazione zoogeografica, qui sono unite la Regione Afrotropicale e Orientale); vi si riconoscono Palme (Palmae; queste piante, ampiamente diffuse in tutte le regioni tropicali, comprendono ca. 200 generi con qualche migliaio di specie, da 2 500 a 3 000), Urticacee (od Orticacee, Urticaceae; piante erbacee, di rado legnose, con ca. 600, altri dice 900, con specie diffuse nelle zone intertropicali e temperate), Araliacee (Araliaceae; queste piante, in gran parte tropicali, comprendono alberi o arbusti, spesso rampicanti), Mirtacee (Myrtaceae; con ca. 3 000 specie legnose distribuite nelle regioni temperato-calde e tropicali) etc.; nella Regione Paleotropicale sono poi presenti foreste pluviali (che nei luoghi più elevati trapassano a foreste d’altro tipo, con epìfite rappresentate in prevalenza da muschi e felci, e con l’inciso che il termine epifita indica una pianta che cresce sopra un’altra pianta di cui si serve solo come supporto, e dalla quale non ricava il nutrimento come fanno le piante parassite in quanto l’epifita è in grado di sintetizzare i composti organici essenziali di cui abbisogna a partire da composti inorganici, cioè è una pianta autotrofa), savane e boscaglie xerofile di tipo diverso a seconda della quantità delle precipitazioni (e dove xerofilo sta per organismo vegetale, ma anche animale, che predilige gli ambienti aridi); nel piano cacuminale (cioè sulla cima) delle montagne vi sono poi praterie e vegetazioni pioniere che ricordano, in parte, quelle delle regioni temperate. La Regione Neotropicale comprende il continente americano dal Messico a tutto il Sud America, Caraibi compresi e esclusi il Cile e la Patagonia (cioè fin verso i 40° di latitudine meridionale); è caratterizzata dalla presenza di Bromeliacee (Bromeliaceae; si tratta specie erbacee o arbustive di tipo xerofita, con una sessantina di generi e ca. 1 000, altre dice 2 000 specie; una pianta xerofita, che è anche xerofila, è poi un tipo di pianta in grado di sopravvivere, grazie ad adattamenti specifici, in climi aridi), Pontederiacee (Pontederiaceae; sono piante annuali o perenni, proprie alle regioni tropicali o subtropicali, distribuite in ambienti acquatici o paludosi, liberamente fluttuanti o fissate al fondo con le radici), Cannacee (Cannaceae; si tratta d’erbe con foglie spiralate di cui è noto il solo genere Canna, comprendente una cinquantina di specie diffuse in ambiente tropicale), Passifloracee (Passifloraceae; si tratta o di piante erbacee o di liane rampicanti per mezzo di viticci ascellari d’appoggio che derivano da infiorescenze o loro parti modificate o, ma meno frequenti, d’arbusti eretti e specie arboree; complessivamente si tratta da ca. 600 specie diffuse prevalentemente in ambiente tropicale), Cactacee (Cactaceae; sono piante xerofite, tipiche dei deserti e di luoghi molto aridi, generalmente con fusti ricchi all'interno di tessuti acquiferi, o succulenti) etc.; nella Regione Neotropicale sono presenti, come nella Regione Paleotropicale, ambienti caldi con vari gradi d’umidità, si va, infatti, dalle foreste tropicali pluviali, alle savane, alle boscaglie spinose fino alle zone aride, ma in questi ambienti, come visto, sono presenti altri generi e specie; cioè questa Regione si presenta, rispetto al Regno Paleotropicale, meno arida della parte africana, meno boscosa della regione malese e più varia d’entrambi; come dire che nella parte settentrionale predominano le xerofite tropicali, con Cactacee, Bromeliacee etc.; in quella centrale le foreste pluviali (Amazzonia etc.); in altre regioni, meno estese delle due appena citate, si hanno flore e vegetazioni differenti, così come nella regione andina e nella regione delle pampas, ossia nelle pianure prive di boschi dell’Argentina, che s’estendono dalle Ande fino all’oceano Atlantico, caratterizzate da una copertura formata quasi esclusivamente di graminacee, spesso perenni e molto alte, con arbusti e piante xerofile; laddove poi dove il clima sia più arido, il suolo delle pampas si presenta denudato (per inciso, il termine pampa e una voce d’origine quechua, e Quechua è il nome della popolazione discendente dagli Incas). La Regione Capense (così detta dal nome del promontorio dell’Africa meridionale, il Capo di Buona Speranza), non presente nella regionalizzazione zoogeografica, s’estende all’estremità Sudoccidentale del continente africano fino alla foce del fiume Oliphant sulla costa Ovest e alla catena del Karroo nell’interno, e vi si distinguono quattro distretti, uno forestale, uno di boscaglie xerofile, uno d’alti pascoli di Poacee (Poaceae; è il nome d’una famiglia di piante note con il nome di graminacee) e uno di steppe desertiche; è la regione di gran lunga meno estesa, ma tra le più ricche d’endèmiti (cioè d’organismi che vivono solo in un unico specifico areale), ca. l’80% della flora è, infatti, costituita di specie endemiche, come quelle del genere Erica (500 endemismi; le piante ericacee sono poi suffrutici, arbusti o piccoli alberi), questo grazie al fatto ch’è, come visto, biogeograficamente isolata a Nord dai deserti e a Sud dall’Oceano Atlantico. La Regione Australiana, comprendente la sola Australia e la Tasmania (ma alcuni biogeografi v’aggiungono la Nuova Zelanda, sottraendola così alla Regione Antartica), presenta una conformazione diversa rispetto alla regionalizzazione zoogeografica e mostra una flora con caratteri arcaici, con alcuni gruppi isolati, tipo l’Eucalipto (Eucalyptus; ca. 460 specie sempreverdi, con numerose specie arboree di grandi dimensioni), e i generi Xanthorrhoea (Xanthorrhoeaceae; una pianta perenne) e Casuarina (Casuarina; con alberi o arbusti a rami filiformi) etc. La Regione Antartica, anch’essa con una conformazione diversa rispetto alla regionalizzazione zoogeografica, comprende le terre al di sotto del 45° latitudine Sud e quindi non solo l’Australia e le Isole Falkland, le Isole Kerguélen, la Nuova Zelanda etc., ma anche l’estremità meridionale dell’America fino a 40° latitudine Sud; vi si ritrovano boschi pluviali, sempre umidi e con clima freddo o temperato-freddo, con presenza del Nothofagus (o Faggio australe) e con abbondanti muschi e licheni; le isole minori, invece, sono prive di boschi e presentano varie piante sempreverdi a cespugli bassi e molto fitti, a cuscino, come l’Azorella (Azorella); mancano poi le Fanerogame (v. infra; presenti nel passato), esclusa la Deschampsia antarctica (una pianta della famiglia delle citate Poacee, capace di sopravvivere alle più basse temperature, anche fino a -30 °C). Infine, abbiamo la Regione Oceanica (non segnata in cartina) dove la vegetazione consta essenzialmente d’Alghe; l’Alga (Algae) è una pianta, unicellulare o pluricellulare, priva di apparato vascolare e strutturalmente molto semplice, che ha un habitat acqueo e presenta conformazioni che vanno da quelle macroscopiche, come le estensioni d’Alghe brune (Feofite, Phaeophyta, che possono arrivare fino a qualche decina di metri) a quelle microscopiche del fitoplancton (come i Coccolitofòridi Coccolithophoridae, Alghe unicellulari flagellate, che si misurano a partire da 4 μm; il termine flagellato indica poi che questi organismi sono dotati di uno o più flagelli, cioè organi per potere esercitare il movimento autonomo in mezzi liquidi al fine d’avvicinarsi/allontanarsi alla luce, mentre il plancton è dato dall’insieme degli organismi, di dimensioni minute o microscopiche, che diffusi negli ambienti d’acqua; e sono detti fitoplancton se sono vegetali o zooplancton se sono animali); cui s’aggiungano, senza pretesa d’esaustività, le Alghe giallo-verdi (Xantofite, Xanthophyta), le Alghe rosse (Rodofite, Rhodophyta), le Alghe dorate (Crisoficee, Chrysophyceae), le Alghe silicee (Diatomee, Diatomeae) e le Alghe verdi (Clorofite, Chlorophyta); si ricorda che le Alghe azzurre (Cianofite, Cyanophyta), in quanto organismi fotosintetici procarioti, sono classificati come Cianobatteri e non più classificati tra le Alghe (infatti, le Alghe sono organismi eucarioti, v. infra). Da non dimenticare, per ultimo, che quelle sono qui definite come Regioni fitogeografiche sono normalmente designate come Regni floristici.